Centro Studi Ermetici Alchemici

IL LABIRINTO

“Non è forse risaputo che la nostra è un'arte cabalistica
... Io ti assicuro che chi vorrà spiegare ciò che
i Filosofi (ermetici) scrissero nel senso ordinario
e letterale delle parole si troverà perso nei meandri
di un Labirinto dal quale non potrà mai salvarsi,
poiché non avrà il filo di Arianna che lo guidi per uscirne.”
(Libro di Artefio)

Mettersi sulle tracce del Labirinto, percorrendone a ritroso contenuti e significati, è come retrocedere agli albori dell’umanità e scoprire che la sua storia, fondamentalmente, non è mai cambiata: La ricerca del senso e del valore da attribuire alla propria Esistenza è una prerogativa che sempre assillerà l’uomo!
Uno dei termini più comunemente associati al Labirinto è quello di Dedalo, quale Inextricabilis error, un vagabondare lontano dalla meta, ingannati da una prospettiva cieca e limitata. Il Dedalo esprimere la tortuosa difficoltà di una vita che pone continuamente dinanzi a scelte e che, come in un continuo girotondo, riporta sempre ad un fatale punto di partenza. Ecco che il Labirinto diventa il luogo delle illusioni e dell’erranza senza fine, metafora di una prigionia in cui l’uomo viene ad essere rinchiuso dalle invisibili sbarre dei suoi stessi fenomeni mentali.
La mente, strumento sofisticato e potente, diretta emanazione del piano metafisico, ha il potere di incatenarci, relegandoci ad una vita di semi-coscienza, oppure di redimerci, serbando in seno la possibilità di spezzare l'incanto e di uscire dalla ciclicità di causa-effetto, attraverso l’affermazione di una volontà e di una consapevolezza non identificata.
Il Labirinto fornisce allora un diverso messaggio archetipale, richiamando ad un senso di responsabilità, che ogni uomo ha nei confronti di se stesso e del proprio destino.
Nel mito greco il Labirinto rappresenta l'interiorità, in cui l'eroe/iniziato Teseo entra per affrontare e sconfiggere la propria animalità, il Minotauro/guardiano della soglia, impresa che Teseo porta a compimento grazie all'apporto di Arianna che, come la Sophia degli gnostici o la Beatrice di Dante, è la guida salvifica e numinosa che conduce all'uscita ed alla liberazione.
Seguendo il filo rosso della conoscenza lo sguardo si dischiude ad un nuovo mondo dove simboli, miti ed immagini vengono riannodati e ricomposti come tessere di un grande mosaico.
Il labirinto diventa spirale, come nell'esempio della cattedrale di Chartres, simbolo di un pellegrinaggio interiore, e rappresenta un viaggio verso il centro, verso l’occultum lapidem. Il tracciato che l'iniziato percorre conduce ad una ricerca personale che si risolve nella scoperta o rimembranza del vero Sé.
Questa rimembranza è rinascita a nuova vita, come insegna il mito Isiaco Osirideo, dove le membra disperse di Osiride vengono riunite/rimembrate dalla maga/sorella/sposa Iside. L'opera iniziatica consiste dunque nell'erigere un nuovo asse portante su cui rifondare il proprio Essere, attraverso un processo di rettificazione interiore, una katàbasis purificatoria, corrispondente alla nigredo degli alchimisti.
La realizzazione del principio centrale, esoterico del microcosmo uomo, non è uno dono per tutti, ma è una conquista per lo più faticosa, che non può compiersi senza uno scopo ben preciso, senza una salda volontà a conseguire la meta e, nemmeno, senza un impegno serio, finalizzato al attualizzare nel presente e nel quotidiano della vita di ogni giorno, il proprio labor-intus.
Il mito del Labirinto custodisce molteplici significati ma tutti, fondamentalmente, possono essere ricondotti alla simbologia paradossale di un cammino spirituale. Il suo periplo è dinamismo e immobilità, espansione e riduzione, ma anche morte che vivifica, una discesa che eleva, ed il suo tornare indietro è la via che procede oltre... finanche e soprattutto dopo la morte.
La visione spirituale non può che andare oltre i sensi grossolani, al di la dei fenomeni apparenti, cercando nell'invisibile, ovvero nel cosmo della nostra interiorità, la causa di un'Esistenza che altrimenti, limitandosi ad una prospettiva materialista, rimarrà sempre e comunque inspiegata, ed anzi mai neanche ricercata.
Piuttosto che smarrirsi, lasciarsi ammaliare o affabulare dal Dedalo, limitando e focalizzando lo sguardo alla sola realtà manifesta conviene, in fin dei conti, optare per una impegnativa ed ardua ascesa, sicuri di poter godere, giunti in vetta, di una visione privilegiata.

MASSIMO CENTOFANTI