Centro Studi Ermetici Alchemici

LA PIETRA

Prima del cielo e la terra c’era il chaos ed i Perfetti Filosofi sapevano che la Grande Opera era nascosta nel disordine del tempo. Bisognava intraprendere il cammino e dividere la casta Materia dalle impurità; dal volatile al fisso, dall’umido al secco, dall’informe all’armonico.
I Perfetti Filosofi sapevano che solo dall’utero caldo della Madre terra potevano rimettere ordine nel seme della Pietra che giaceva, come morto, nelle pieghe della Creazione.
Nel ventre sigillato della Madre tutto cresce, non per pietà, ma per amore e assistenza di Dio che si manifesta come ombra mercuriale colmo di spirito discendente prima, per poi trasmutarsi in ascendente dopo, quando l’Opus si manifesta.
Oggi, come ieri, i Puri Filosofi sanno che il Mercurio è l’essenza che unisce l’anima e il corpo. Sanno che l’impurità dello Zolfo, che si fissa nell’umido come fosse il peccato originale, necessità del Battesimo per trasmutarsi in materia fertile.
Il Viaggio filosofale ha, dunque, bisogno di una purificazione prima di poter celebrare le nozze chimiche, altrimenti la fusione del “Tutto in Uno” può, nuovamente, naufragare nel chaos.
La Grande Opera ha, quindi, bisogno di tempi certi che si determinano osservando la Vita e la Morte di chi è immortale.
L’Opus deve iniziare d’Inverno e ciò significa portare la Materia nella fase della Nigredo, o nerezza, che si fa costringendola a rimanere chiusa fra le braccia di Hermes. Solo così lo Sperma filosofale avrà il suo Natale.
Nell’utero della Madre, che i Saggi chiamano atanòr o forno filosofico, il Mercurio, contenente il seme dell’oro filosofale, deve corrompersi, marcire e mortificarsi nella più cupa Nigredo.
Il tempo scorre. Deve scorrere. Lasciatelo scorrere, perché solo attraverso il lavacro nella nerezza si può accedere all’Albedo che annuncia l’aurificazione della Materia e dell’anima.
Il cammino è ancora lungo. Percorretelo leggendo voi stessi, ciò vi aiuterà ad accendere la scintilla della vera Conoscenza.
Quando appare l’Albedo, il Saggio deve comprendere il significato del soffio divino che si manifesterà con il fuoco universale che sazia, ma non divora; che scalda, ma non brucia, che unisce, ma non divide. Il regime del Fuoco dev’essere come il corpo alterato, ma non consumato dalla febbre. Lasciatelo bruciare senza scaldare, l’utero della Madre è delicato e va accarezzato dal dolce tepore di chi ama il Creatore che ha Creato.
Dal gelido chaos primitivo, che apre l’abisso alla mortificante Nigredo, l’alchimista, con l’Albedo, impara a conoscere la pallida Luna che ha nel grembo i primi flebili raggi argentei. La Luna ama la notte, ma si fa vedere anche quando c’è il Sole. Il Saggio sa che l’oro nasconde l’argento; ma sa anche che l’argento non può nascondere l’oro.
Ora, nella bianchezza della Materia, il tempo deve scorrere. Lasciatelo scorrere, il Fuoco che non brucia non deve mai spegnersi perché il frutto delle nozze chimiche, fra lo Spirito Padre e lo Spirito Madre, donerà alla Materia grezza lo Spirito Universale della Vera Medicina.
Il Saggio sa che il Fuoco trasmuta. Coagula a secca. Purifica, scioglie e fissa. Crea il Bianco. La Materia abbandona la corruzione e si pone davanti alla resurrezione mercuriale. Ormai l’Opus è pronto a conoscere il Sole. L’equilibrio fra microcosmo e macrocosmo viene raggiunto entrando nella fase della Rubedo, dove la compenetrazione del Tutto si fissa in un unico corpo.
L’antico disordine, attraverso il magistero del Sole, diventa ordine luminoso e si trasforma in Pietra.

ALBERTO DEL VELLO D'ORO